I libri di Aprile

Quasi puntuale come al solito, il resoconto dei libri letti nel mese precedente. Evidenziato, il più consigliato.

Dexter l’oscuro – Jeffrey Lindsay (Giallo Mondadori)
Riassunto delle puntate precedenti: per oscure ragioni non vedo la serie tv – pigrizia, più che altro – ma leggo i romanzi. Questo, che se non sbaglio dovrebbe essere il terzo è a differenza dei primi due, parecchio noioso. Lindsay gira a vuoto per un bel po’ e introduce nell’universo dexteriano una vena sovrannaturale che non c’entra niente con il personaggio. Evitabile.

Baltimore – Mike Mignola e Christopher Golden (Mondadori)
Mike Mignola è uno straordinario autore di fumetti, che con Hellboy ha creato un personaggio e un mondo in cui convivono felicemente, tra gli altri, H.P Lovecraft e Jack Kirby. Qui, alla prova del romanzo, mette a cuocere gli stessi ingredienti di quell’horror fatto di oscuri segreti, paesaggi gotici e sprazzi di fiaba nera. Purtroppo il risultato non è all’altezza delle aspettative e si annaspa in una generale montonia risollevata da alcuni episodi interessati (come quello ambientato in una cittadina ligure). Qua e là spuntano disegnini, al minimo sindacale, dello stesso Mignola. Meglio investire in una raccolta di storie di Hellboy (o nel dvd del secondo film).

Privo di titolo – Andrea Camilleri (Sellerio)
Il fascismo come cialtroneria e (ri)costruzione della realtà. A metà tra il romanzo e la ricostruzione storica, Camilleri racconta la storia dell’unico “martire siciliano della rivoluzione fascista”, alla quale si intreccia la vicenda di “Arboria”, nuova città ideale che sarebbe dovuta sorgere fuori dalla cittadina di Caltagirone. L’impressione che il Camilleri migliore ormai sia nei libri come questo e non in quelli con Montalbano ne esce ampiamente confermata; è in testi come questi che lo scrittore siciliano è veramente libero di giocare con la lingua e con i registri narrativi, dando vita a libri che raccontando pezzettini della nostra storia ne ridanno un’immagine vitale e memorabile.

Heavy Metal Islam – Mark LeVine (Three Rivers Press)
Cosa vuol dire ascoltare e suonare musica occidentale (rock, metal, hip hop) nei paesi islamici? Mark LeVine, a sua volta musicista, cerca di raccontarlo attraverso gli incontri con musicisti marocchini, pakistani, egiziani, iraniani, libanesi, palestinesi, in un lungo viaggio attraverso scene musicali vivaci, vitali e determinate. Perché se un ragazzo italiano o francese o tedesco che vuol farsi crescere i capelli e indossare maglie con i teschi e suonare in un gruppo al massimo si scontra con i mugugni dei genitori, i suoi omologhi di altre parti del mondo rischiano a volte ben altre conseguenze facendo le stesse cose. Ma il libro non è solo fatto di storie di resistenza attraverso la musica; c’è anche il racconto di commistioni tra musica occidentale e orientale parecchio interessanti. Non sorprende che nei paesi con le situazioni più drammatiche il metal che interessi di più sia quello estremo (thrash e death in particolare).
Ma la cosa migliore del libro è che aiuta a vedere i paesi islamici non come monoliti culturali, ma come società che stanno diventando via via più complesse, in trasformazione. Una trasformazione nella quale la musica occidentale, presentando altri stili di vita, altri sistemi di valori, ha il suo ruolo.
In Italia lo pubblica ISBN e si chiama Rock the Casbah.
Sul sito del libro si possono leggere aggiornamenti, ascoltare canzoni e vedere i video degli artisti citati.

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