Tradurre è un po’ tradire (lettera aperta a Daniele Luttazzi)

Un amico (grazie Alberto) mi ha girato questa lettera aperta di Matteo Molinari (già collaboratore di Gino e Michele per le Formiche) (il primo volume è uno dei dieci libri più importanti della mia vita) (chissà se sa che Luttazzi ha fatto una raccolta di battute che si chiamava Locuste) sempre sul “caso Luttazzi”, decisamente meno tenera del post qui sotto. È interessante perché è parecchio argomentata e risponde a Luttazzi punto su punto. Non sono d’accordo solo su una cosa, nello specifico: “otto per mille”, con la sua gretta specificità è un sacco più efficace del generico “money” di Carlin. Per il resto, buona lettura.

Gentile Professore,

Innanzitutto mi presento: sono Matteo Molinari, ed ho collaborato alla serie Anche le Formiche nel Loro Piccolo S’incazzano per quasi 20 anni. Non dovesse credermi, come del resto ha fatto quasi tutta Italia fin dall’inizio, la invito a controllare e vedrà che sotto ai nomi di Gino & Michele il più delle volte appare anche il mio.

Sto seguendo da qualche settimana dalla soleggiata California la polemica che la riguarda, quella che, immagino avrà sentito, la accusa di aver copiato materiale da comedian d’oltremanica e d’oltreoceano.

Anzi, in realtà le scrivo perché ho appena letto la sua intervista su Il Fatto Quotidiano, ove tra le altre cose lei ha detto (mi permetto di citarla, anzi metto il testo tra virgolette e lo scrivo in corsivo – giammai vorrei essere accusato di plagiare interviste altrui): “A me non diverte far ridere con battute altrui, quelle che cito (celeberrime, e di autori di cui parlo sempre nei miei libri e nelle interviste) le uso per i miei esperimenti sulla comicità: le modifiche che apporto possono sembrare irrilevanti a chi non è pratico, ma per un comico sono sostanziali, se potenziano l’efficacia della battuta. L’attacco diffamatorio contro di me, però, è maldestro, soprattutto dal punto di vista tecnico: si tratta di qualcuno che non conosce i fondamenti della semiotica, e della comunicazione comica in particolare.

Ora, avendo io tradotto quasi tutte le battute delle Formiche che provenivano dall’America e dall’Inghilterra, probabilmente non sarò un laureato in semiotica (anzi – sicuramente non sono un laureato in semiotica, a meno che non abbia ricevuto un diploma per sbaglio, ma non mi pare), però qualcosetta sulla comunicazione comica credo di saperla. Del resto, le Formiche hanno venduto qualche milione di copia (frase di autoincensatura, me ne rendo conto), e fino ad ora non ho ancora ricevuto una lettera che mi diceva, “Come ha osato tradurre così quella tal battuta, quando sarebbe stata meglio cosà?! Lei chiaramente non conosce i fondamenti della semiotica e della comunicazione comica in particolare!” (se mai qualcuno me l’avesse scritta, non mi è pervenuta, per cui colgo l’occasione per scusarmene in codesta sede).

Non entro nel merito della sua dichiarazione fatta su Repubblica nel lontano 2001 sull’originalità di tutte le battute di Satyricon, ma mi punge vaghezza: quanti esperimenti sulla comicità ha condotto, finora, per usare tutte quelle battute? Si possono conoscere i risultati di detti esperimenti? E, se le battute che lei cita sono (a detta sua) “celeberrime,” perché se la prende tanto con il video da lei bollato come diffamatorio che sta circolando online? Se sono celeberrime, e lei dice che cita queste battute, come fa esattamente il video ad essere diffamatorio?

E, se vogliamo, non è forse altrettanto diffamatorio (visto che, stando al Garzanti, una delle definizioni di diffamazione è “calunnia”) dire che uno spettacolo è “di Daniele Luttazzi,” quando numerose porzioni del medesimo sono prese paro paro dai comedian meno noti in Italia – e questo non è stato chiaramente specificato al pubblico? Dire che si tratta di citazioni crea una sorta di impunità speciale di cui non sono a conoscenza? Perfino Franco Zeffirelli, Suso Cecchi d’Amico e Paul Dehn, quando scrissero La Bisbetica Domata, nel poster americano misero il geniale, “Si ringrazia William Shakespeare senza il quale [i tre autori] sarebbero rimasti senza parole.” Questa sì che è una strizzatina d’occhio!

Ma proseguiamo. Sempre nell’intervista de Il Fatto, lei sostiene che, “Estrapolare battute da un testo dicendo ‘Sono simili, quindi è plagio’ è una solenne baggianata.” Qui ho iniziato a perdermi. Innanzitutto, se le occorreva una battuta come esempio di battuta che la tv trasmetterebbe tranquillamente,” perché dirne una di Carlin (senza rivelarne la fonte) anziché inventarne una di sana pianta? Ma a parte questo, durante il suo recital, George Carlin dice quella battuta al di fuori di un qualsiasi contesto, non collegata a quanto detto prima né a quanto detto dopo. Il fatto che lei l’abbia messa in un contesto, non la migliora né la peggiora affatto: è una battuta che funziona in qualsiasi contesto perché è una riflessione così, volante (okay, va bene: forse sarebbe sconveniente farla durante un campionato di apnea – in tal caso dico in quasi qualsiasi contesto).

Lei prosegue, “Ogni modifica tecnica, anche minima, può quindi migliorare una battuta. Ecco perché, se sai che il suono “k” è particolarmente comico (come spiega Neil Simon: “Cocomero fa ridere. Pomodoro non fa ridere” ) ti basta sostituire “mosca” a “falena” per potenziare di gran lunga l’effetto.” Vero. Ma questa è una variante della traduzione. Lei forse ha migliorato la battuta in italiano, non la battuta in sé. Ecco perché George Carlin ha scelto con cura il termine “moth” (falena, o tarma) anziché “fly” (ossia mosca): a parte che moth fa decisamente più ridere di fly, in inglese “volare” è anche fly, e quindi si sarebbe creato un bisticcio di parole tra fly-mosca e fly-vola. Senza contare che il gesto di Carlin si avvicina molto di più a quello del volo arzigogolato di una falena che a quello in genere più lineare di una mosca.

Naturalmente non sono qui per discutere ruoli attanziali, isotopie più distanti, orientamenti semantici ed altre cose che potrebbero far pensare ai lettori che io sia veramente colto. Anzi, credo che oggi sia la prima volta che io abbia scritto “attanziali,” quindi mi sento una persona migliore. Ma ho divagato.

Gli adattamenti da una lingua ad un’altra sono fondamentali (chi non ricorda la battuta vaudevilliana di Frankenstein Junior, “Lupo ululà e castello ululì”? Fosse stata tradotta parola per parola sarebbe risultata, “Lì cantropo e là castello.” Molto meno efficace, ne convengo); io stesso ho segnalato alle Formiche (e poi Cicale) due volte la stessa battuta – combinazione di George Carlin, combinazione citata da lei – sulla religione che ha convinto che esiste un essere nel Cielo… Immagino lei la conosca. La prima volta che sentii Carlin dire questa battuta fu durante un montaggio rapido visto negli studi della CBS, e la tradussi così come la disse (battuta 611 ne Le Formiche e le Cicale, se volesse controllare – mi rendo conto peraltro che abbiamo rischiato un caso simile a quello di Bonolis, in quanto noi abbiamo messo questo mini-monologo nel 2003, e lei lo aveva già detto l’anno prima. Ci è andata bene); poi sentii Carlin dire la stessa battuta in un concerto, ma in versione ampliata, ed ecco che infatti è riapparsa come battuta 1721. Il suo contributo, Professor Luttazzi, è stato quello di sostituire a “soldi” “l’8 per mille.” Più preciso che “soldi,” ne convengo, ma del resto qui in America non abbiamo l’8 per mille.

Ora, contesto o non contesto, citazione o meno, quello che lei dice nei suoi spettacoli mi sembra un tantino più che un calco. Come lei stesso ha specificato, “l’aggiornamento di una battuta generica (calco) è già un potenziamento.” Mi corregga se sbaglio – ed io sbaglio spesso, ne sono conscio – ma non mi pare che né la battuta di Carlin sulla falena né tanto meno quella di Dio facciano parte del reame delle battute generiche – anzi. Così come quelle di Chris Rock sulle ragazze che non vogliono praticare sesso orale, di Robert Schimmel sull’eiaculazione precoce, di Eddie Izzard su Gesù tra i dinosauri, del cartone animato Dr. Katz su Gesù ed i suoi addominali, del The Drew Carey Show e del bacio ed il tubo digerente…

Vede, ho letto sul suo sito: “Da anni, Luttazzi organizza una ‘caccia al tesoro’: dissemina qua e là indizi e citazioni di comici famosi, e i fan devono scoprirli.” Ora, indizi e citazioni sono appunto, indizi e citazioni: un segno, indicazione o segnale i primi, una menzione, segnalazione le seconde (a meno che non si voglia parlare di citazioni per plagio o per danni – ma non è compito mio affrontare questo discorso). Indizi e citazioni lasciano pensare appunto ad una mezza frase, ad un termine preciso – non ad un’intera routine.

Lei prosegue, “Questo escamotage nacque come esigenza legale dopo il processo Tamaro: il pretesto delle querele miliardarie, infatti, è che quella di Luttazzi non è satira, ma volgarità e insulto.” Da questo ne ho dedotto che la sua strategia sembrerebbe quella di ribattere ad un’accusa di volgarità ed insulto con un possibile reato di plagio. Il mio avvocato mi avrebbe suggerito un’altra strada, ma de gustibus

La giustificazione di questo escamotage è – sempre dal suo sito: “Facevano così anche contro Lenny Bruce e Lenny Bruce, per difendersi, cominciò a inserire nei suoi monologhi brani di autori satirici famosi. Vinse così alcuni processi dimostrando che il brano tanto volgare di cui lo accusavano, in realtà era di Aristofane!

Del fatto che Lenny Bruce inserisse brani di autori satirici famosi non ci sono poi così tante notizie – esiste il fatto certo che la difesa di Bruce nel processo del 1962 paragonò il comedian ad altri satirici quali Aristofane, Rabelais e Jonathan Swift.

Ammettendo comunque il fatto che Bruce usasse Aristofane, c’è tuttavia una fondamentale differenza, tra lo “stratagemma Bruce” e lo “stratagemma Luttazzi:” Lenny Bruce usava autori il cui lavoro era nel Pubblico Dominio, ossia autori di “opere letterarie e dell’altre produzioni dello spirito o dell’arte, le quali, dopo un certo tempo determinato dalle leggi, cessano d’esser la proprietà degli autori o de’ loro eredi.” (dal Dizionario dell’Académie Française, tradotto da Alessandro Manzoni – anche questa è una citazione!)

A parte Bill Hicks e George Carlin e (fortunatamente) pochi altri, lei cita autori vivi e vegeti e nel pieno possesso dei loro diritti d’autore. Peraltro, mi sono permesso di contattarne alcuni, in questi giorni – visto che sono direttamente o indirettamente interessati, ed alcuni sono anche degli amici.

Ma ho divagato di nuovo.

Sul suo sito si conclude con, “La cosa col tempo è diventata una strizzatina d’occhio ai fan: la caccia al tesoro. Scoprire le mine. Una complicità fra appassionati di comicità, come nel jazz quando Fred Hersch inserisce in una improvvisazione una frase di Monk: chi se ne accorge entra a far parte di un circolo di eletti.

Una caccia al tesoro credo debba avere il gusto, appunto, della caccia – non del fatto di guardare una cosa e dire, “Lì c’è un tesoro, lì un altro, lì un altro, lì un altro ancora…” Dov’è il divertimento, in questo caso?

E, per ripetere le sue parole: “come nel jazz quando Fred Hersch inserisce in una improvvisazione una frase di Monk.” Lo dice lei stesso. UNA FRASE. Non un’intera routine di cinque minuti – a quel punto, il contesto va a farsi benedire.

Il video Il meglio [non è] di Daniele Luttazzi non è affatto diffamatorio: è informativo. Sarebbe come mettere in fila tutte le gag “prese a prestito” nei film di Paolo Villaggio e Neri Parenti (quasi ogni gag visiva dalla serie La Pantera Rosa, il binocolo, la palma di Top Secret!, lo specchio de La Guerra Lampo, la bomba a mano nella manica da Il Grande Dittatore, etc.): dov’è la diffamazione?

Con modestia lei dice che si sente “come un professore giudicato da un branco di ripetenti.” Ma se lei ha detto che sono anni che cita le battute di altri comici, ossia le ripete, questo non rende ripetente anche lei? (uno strepitoso giUoco di parole in dirittura d’arrivo! Oggi sono particolarmente in forma)

Lei, nell’articolo su Il Fatto dice che, per parlare di questo pasticcio, “un po’ di competenza però non guasterebbe.” Ora, con un pizzico di superbia io credo di poter dire di avere un tantino di competenza, sull’argomento, e siccome non ho un granché da perdere, mi permetto di scriverle per chiederle (e non di accusarla, tengo a precisare): Luttazzi, potrebbe dirci CHIARAMENTE perché porzioni – e non citazioni, ma segmenti interi – dei suoi monologhi sono identiche a quelli dei comedian americani?

Per concludere, cito Blaise Pascal (e lo parafraso anche! Un colpo di genio creativo spaventoso, avrà senz’altro notato): Le chiedo scusa (e la chiedo ai lettori) per la lunghezza di questa lettera, ma non avevo tempo di scriverne una breve.

Cordialmente,

Matteo Molinari

35 commenti

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35 risposte a “Tradurre è un po’ tradire (lettera aperta a Daniele Luttazzi)

  1. Fabio

    Interessante intervento, l’ho letto d’un fiato.
    Mi permetto di ricordare la paternità del geniale adattamento di Frankestein Junior e di tanti altre sceneggiature e caratteri che è del formidabile, e sottolineo formidabile, Oreste Lionello.

  2. Marina

    Stupenda è dir poco.
    Ma tanto, sia Luttazzi che i suoi fan (non vedenti e non udenti) diranno ancora che sono citazioni e che ha sempre detto che citava.
    Grande Molinari!

  3. Complimenti!
    Ovviamente questa lettera, come tutte le altre piene di senso e a cui è difficile ribattere con le solite patetiche scuse, rimarrà senza risposta.

    Del resto: “Meglio tacere e passare per idioti che parlare e dissipare ogni dubbio.” (A.Lincoln)

  4. Fabrizio Parigi

    ma sapete cosa faccio io quando non mi piace una cosa alla televisione ? cambio canale e non l aguardo , ma non per questo suono al vicino per sfrantecargli le palle se lui la sta guardando e si sta divertendo ….

    • A me più che la faccenda in sé (che Luttazzi copiasse volentieri lo sapevo già, quasi per caso; una volta ti fanno vedere un dvd di eddie izzard, una volta un filmato di hicks, una volta, ecc) interessano i corollari.
      Il rapporto tra Luttazzi e il suo pubblico, il fatto che tutto il casino non sarebbe potuto nascere se il web non lo avesse reso possibile, rendendo accessibile materiali una volta difficili da fruire.
      Ma anche il discorso sulla traduzione, sull’adattamento, ecc.
      Poi, voglio dire, non ho ancora trovato il modo per attirare la gente a tradimento sul blog, quindi mi sa che la metafora del telecomando non è che regga molto
      :-)

  5. vero che “8 per mille” è molto meglio di “money”

    ma per dire anche i testi di de andré di “non al denaro né all’amore né al cielo” sono meglio delle poesie originali (IMHO) ma cmq c’è scritto che il disco è tratto/ispirato all’antologia di spoon river…
    il migliorare non mi pare sufficiente come lascia passare…

    • No, chiaro che quella cosa lì non riscatta affatto il resto. Era solo per dire che a me piaceva, ma astraendo da tutto il discorso.

      (i testi di quel disco di de andré SONO meglio delle poesie originali, è un dato di fatto)

  6. Alice

    Io seguo Luttazzi fin da bambina, ma sono convinta che sia più difficile e quindi più giusto trovare i limiti e gli sbagli di quello che ci piace piuttosto che di quello che non ci piace.
    Luttazzi in questo frangente ha dimostrato presunzione e anche un po’ di arroganza, perchè credo (parere personale) che abbia replicato alle accuse in modo generico, sottostimando l’intelligenza dei lettori.
    Visto che passa la sua vita a criticare e prendere in giro i personaggi dell’attualità (cosa giustissima, la satira è un’arte da salvaguardare), potrebbe avere l’umiltà di ammettere i propri errori e di non comportarsi, facendo eliminare il video “diffamatorio”, come le persone che lui tanto critica.

  7. Soltanto ora, leggendo nei virgolettati che riporta Molinari, mi sono accorto che Luttazzi sbaglia pure ad attribuire la considerazione sul suono “k” che fa ridere. Non lo ha spiegato Neil Simon, il commediografo, ma suo fratello Danny, autore comico per la tv. In ogni caso, il passaggio da “moth” a “mosca” non è che produca chissà quale effetto esilarante, e non è nemmeno una modifica di rilievo, non giustifica in nessun modo il cambio di copyright e l’ossessione proprietaria dimostrata da Luttazzi quando Bonolis riutilizzò la battuta.

    • Effe

      Sottoscrivo.

      Secondo me con “mosca” la battuta non funziona. Mi piacerebbe aprire un dibattitto…

      • Con “mosca” la battuta funziona recitata, perché è accompagnata dal suono bzzzzzzzz che diventa prrrrr nel momento della scoreggia. Però è un abbassamento parecchio brutto dell’originale (che ha una sua ragione nell’ambito del discorso “satira alta vs. battute sulla merda” che Luttazzi fa in quel punto dello spettacolo).
        Resta che è sbagliata l’immagine, perché le mosche, come si faceva notare da altre parti, volano dritte di loro.

  8. Siccome Luttazzi ripete spesso di aver “variato” e “migliorato” le battute da lui “citate”, faccio un piccolo appunto. Se, ad esempio, Alexander Pope scrive: “Un uomo onesto è la più nobile opera di
    Dio”, e Robert Ingersoll gli risponde: “Un Dio onesto è la più nobile opera dell’uomo”, l’effetto, non solo umoristico, di questo semplice rovesciamento compiuto da Ingersoll sulla frase di Pope è evidente, e a nessuno verrebbe in mente di dire che si tratta di una scopiazzatura o, peggio ancora, di un plagio, perché la frase assume un significato completamente diverso, e dà modo di vedere la stessa questione da un punto di vista opposto. Bene. Se, invece, George Carlin scrive: “Sapete come si fa a capire quando una falena scoreggia?Improvvisamente vola diritta…”; e Daniele Luttazzi risponde: “Sapete come si fa a
    capire quando una mosca scoreggia? improvvisamente vola diritta…”, la variazione non è per nulla significativa, perché non aggiunge nulla di nuovo alla frase originale, il significato non cambia, né l’effetto umoristico può dirsi accresciuto: si è semplicemente sostituita una parola con un’altra. Questo tipo di variazione – che in realtà variazione non è – si può definire, semplicemente, “citazione errata” o “plagio” nel caso in cui non ci si preoccupa di riportare in maniera esplicita il nome dell’autore e si spaccia la battuta come propria.

    • Sacrosanto, Gatto.
      Di recente ho parafrasato Allen (tra amici che non hanno bisogno della biografia allegata) dicendo che ogni volta che ascolto la Suite 1812 di Tchaikovsky ho l’irrefrenabile impulso di umiliare Napoleone.
      È chiaro che se non si conosce l’originale (o la storia del brano musicale in questione) la battuta suona abbastanza incomprensibile e soprattutto non fa sorridere. Non oserei nemmeno dire che ho “migliorato” Allen. Ho preso spunto da un’idea brillante per far sorridere degli amici.
      In che modo, sostituendo Monica Bellucci a Joe Pesci (davanti a un pubblico ignaro, che non necessariamente conosce George Carlin) ed evitando di citare la fonte, posso sostenere serenamente di aver migliorato la creazione originale? E sentirmi un artista con la coscienza a posto, soprattutto.

  9. franco

    Le scuse di Luttazzi sono patetiche. Mi ricordano quelle di Scajola, ma meno divertenti. In peggio, cercare di intimidire i critici con fumose disquisizioni semantiche e terminologie ultra-tecniche, conferma la sua attitudine a considerare tutti dei cretini. Nonostante ciò lo considero un bravo autore e a suo tempo anche un personaggio coraggioso. Per quello mi chiedo PERCHE’ si sia dovuto avvitare in questo girone infernale di scopiazzature-giustificazioni-plagi-repliche inattendibili. Solo perchè scrivere costa tempo e fatica e copiare molto meno? Non riesco a crederlo.

  10. D’accordo completamente. Ma a proposito di Gino e Michele sento il dovere di riportare quanto scritto qui:
    http://it-diritto.confusenet.com/showthread.php?t=57368&pagenumber=

    E mo come la mettiamo? :-)

  11. alessio

    Ottimo intervento. D’accordissimo che Luttazzi sia un mentecatto. Ma Gino & Michele ne “Le formiche e le cicale” hanno fregato una decina di battute a Gianfranco Marziano, detto Il Faraone, umorista di Salerno. Smettetela di farvi le pulci tra di voi, non siete credibili, nessuno lo è. State passando dal comido al ridicolo, per non dire al tragico.

    minuti 2:05 – 3:58

    • Due cose: a quanto ne so, l’autore della lettera per le Formiche si occupò del versante straniero.
      Gino & Michele, per essere dietro a Zelig, si sono comunque meritati le fiamme dell’inferno, qualunque altra cosa è accessoria.
      (però un’attribuzione errata, come leggo nel post qui sotto, è una cosa diversa da spacciare per proprie battute altrui)

  12. sguè

    bravò :)
    lettera precisa e spassosa, e la citazione finale di Blaise Pascal è una chicca.

    speriamo che almeno a questo, il buon DL, possa trovare il tempo di rispondere in maniera organica senza supercazzole di attanziali isotopie con risvolti semiontici eheheh

  13. Matteo

    Buondì, sono nuovamente “il terzo delle Formiche (o Cicale che dir si voglia).”
    Ho letto – ed ho scoperto con rammarico – di queste accuse a Gino & Michele e/o Mondadori per la prima volta ieri, quando il sig. Marziano ha scritto su Dagospia. Vi garantisco che sono caduto dalle nuvole.
    Io dal 1996 abito in California, ed il mio contributo per le Formiche/Cicale da allora è stato quello di inviare badilate di battute anglofone tradotte al meglio che potevo. L’unica battuta italiana che segnalai fu una battuta di Salvi – ma per quanto riguarda i libri in sé, non ho mai avuto parola sulla scelta delle battute, sulla sequenza, sulle prefazioni e tutto il resto. Anzi, ogni volta ricevevo il libro bell’e pronto costì, lo leggevo, ed ogni volta (lo ammetto) non capivo il 50% delle battute italiane perché si riferivano ad argomenti troppo italiani per varcare il confine, e (lo ri-ammetto) non riconoscevo molti degli autori italiani per il medesimo motivo.
    Tutto questo non vuol dire che me ne voglia lavare le mani, anzi: mi vergogno profondamente se quanto dite effettivamente è accaduto (e non vedo perché non sia vero), perché di certo non posso non condonare un comportamento simile. [NOTA INUTILE: Per altri motivi due anni fa ho deciso di abbandonare la serie delle Formiche/Cicale; questo, a posteriori, è un motivo in più. FINE NOTA INUTILE]
    Io ho sempre cercato di andare a fondo ed a scoprire chi fossero i veri autori delle battute che sentivo quaggiù, e se ero nel dubbio o segnalavo la battuta come “citata da…” oppure “di Anonimo.” Purtroppo, una volta che le cartelle di battute erano fagocitate dal mio fax – prima – e dalle email – dopo – sapevo che le avrei riviste solo in versione stampata e rilegata con un prezzo in copertina. [NOTA FESSA: Mi furono affidate anche le biografie degli autori stranieri alla fine di ogni volume, ed anche lì cercavo di essere il più preciso possibile (uno dei motivi per cui mi venne assegnato ciò fu che feci notare in maniera credo poco graziosa che nel secondo volume delle Formiche, alla voce “Leslie Nielsen” appariva un “Attrice televisiva americana.” AAAAAAARRRRRGGGHHH!!). FINE NOTA FESSA]
    Per quello che vale, mi scuso ufficialmente con il signor Marziano e con quant’altri possano essere rimasti coinvolti in codesta faccenda: purtroppo non ho un gran potere visto che nemmeno la Kowalski mi annovera tra gli autori che hanno pubblicato per lei (non sono in catalogo; ci sono, sono nascosto. Una specie di caccia al teso- No, lasciamo stare queste cose).
    Ecco, spero di aver fatto un po’ di luce su questa storia che, peto e ripeto, ho scoperto soltanto ieri e mi ha lasciato a bocca aperta ed estremamente amareggiato.
    Sinceramente.
    The Me

  14. HGW

    Per quelli che dicono dell’8 x 1000 meglio di Money.

    Sapete com’è: negli USA l’8×1000 non c’è.

    Sul resto c’è ben poco da dire. Luttazzi ha mentito più volte e si è appropriato del lavoro altrui. Critica l’arroganza e l’ipocrisia e poi ne è il primo portatore.

    • Eh, lo so che non c’è. In questo caso Luttazzi ha avuto culo che ci sia in italia una forma di sostegno alla chiesa con un nome così tecnico che fa un bel contrasto con tutto quello che viene prima.
      Ma tutto lì, è un’osservazione a margine che non sposta di una virgola il resto del discorso.

  15. Ripeto che anche secondo me luttazzi ci fa una magra figura ma ho letto nei commenti molti fissati con sta storia della mosca.

    Penso che in questo caso luttazzi avrebbe ragione, nel suo spettacolo lui fa questa battuta non per la battuta in sé ma per far funzionare altre due battute più grandi: 1) il discorsetto sull’altalenarsi di momenti alti e momenti bassi del suo spettacolo e 2) il fatto che questa battuta di solito è l’unica che viene ricordata dopo lo spettacolo.

    Dato questo si può dire che la citazione della battuta di carlin nello spettacolo di luttazzi abbia solo la funzione di esemplificare una battuta bassa e che non si dimentica facilmente e non si ride per la battuta in sé ma per il contesto che ci ha creato attorno luttazzi, quindi in questo caso lo sketch diventa di sua invenzione e non c’è plagio.

    In sintesi il valore artistico rimane invariato anche dopo aver scoperto che è una citazione, cambia il valore di onestà: cazzo dimmelo che è una citazione e non fare finta che sia una tua battuta, e poi le mosche non volano mica a zig zag!

    Cavolo mi sembra di arrampicarmi sugli specchi per difendere luttazzi :) che muoia!

  16. cioccolove

    da linguista quale sono, il mio commento è:
    ‘sti ca##i!
    Grande Molinari!

  17. uriele

    Novità sul caso luttazzi. Uno scambio di mail fra Bill Scheft e un nitpicker (come direbbe WM1):

    • Sai cosa mi viene in mente?
      Quel passo di un suo spettacolo in cui Luttazzi spiega la dinamica del mentire di Berlusconi a una domanda in conferenza stampa, a cui risponde dando una cifra (inventata) “precisa” alla virgola. Più o meno lo stesso che ha fatto lui nel rispondere tirando in ballo un autore realmente esistente, ma che mai ha ricoperto il ruolo che dice lui.
      O____o

  18. uriele

    Se avessi voglia e non fossi il pigro essere che sono, mi metterei a cercare qualche notizia sul processo di Lenny Bruce: Molinari mi ha messo la pulce nell’orecchio.

    A dir la verità l’altro giorno mi è venuto in mente un altro sketch che si adattava alla situazione. Ti ricordi quando Luttazzi raccontava della ragazza gelosissima che gli diceva che se confessava di aver guardato la gnocca lei non si arrabbiava? Incomincio a pensare che abbia davvero paura di questo: molti stanno dicendo che deve solo ammettere l’errore e scusarsi e che poi la gente se ne farà una ragione. Probabilmente Daniele ha paura di scendere dal piedistallo e venire trascinato ancora più in basso. Almeno comportandosi da testa di cazzo e coprendo il tutto con un velo aulico qualche fan inossidabile lo ha ancora, se scende ha paura di perdere tutto (e forse non ha poi tutti questi torti a non fidarsi della gente). Vediamo che esito avrà questa “pulsione di morte” (cit)

  19. Antonella

    Non hai capito un cazzo di quello che ha scritto Luttazzi.
    Che un programma politicizzato come “Le Iene” possa fare un servizio del genere me lo aspettavo…e in realtà, a pensarci bene, mi aspettavo anche tutta questa massa di imbecilli italiani spersonalizzati, pronti a farselo mettere nel culo.
    Adieù.

  20. gianpieroasaracottu

    Sono perfettamente d’accordo: “Tradurre è un pò tradire”.

  21. little me

    fondamentalmente sto Molinari è un cazzaro. fa un sacco di giri di parole ma alla fine ruba le battute. stop. è il classico ragazzino che non fa i compiti a casa e che li copia la mattina a scuola cambiando qualche virgola per non farsi sgamare. La fatica la fanno i ciucci!

  22. Nel 2010 anche a Molinari, come a tutti, sfuggi un particolare: che Luttazzi lo fa apposta. Il killeraggio funzionò grazie a questa omissione. Nessuno smascherò nulla che Luttazzi non avesse teorizzato apertamente da anni e praticato sul blog e in tv. E’ il suo metodo e di recente ci ha vinto una causa con La7 da 1 milione e 200 mila euro. La diffamazione fu raccontare la storia a metà, ma Molinari non se ne rende neppure conto e straparla. Questo aggiornamento smonta le tante balle che furono necessarie per costruire il caso: http://goo.gl/TptXCX

  23. xxx

    Questo recente saggio accademico entra finalmente nel merito e spiega la novità dell’arte di Luttazzi: http://newkoh.blogspot.it/

  24. Gianni Serra

    Scusate, ma Matteo Molinari chi? Quello che ha guadagnato bei soldoni traducendo e pubblicando SENZA ALCUNA AUTORIZZAZIONE battute di comici americani con la scusa che era un’antologia? Forse che Molinari e Gino e Michele hanno pagato le royalties dovute ai comici americani? Che razza di ipocrita!

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