Canadà (3) – Montreal

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(una breve puntata di passaggio)

Le cattive idee si presentano sempre come buone idee. Prendete per esempio quella di andare da Toronto a Montreal in autobus, per risparmiare sul volo aereo: “va beh, sono sei ore, ma almeno ci vediamo il panorama!”
Poi, una volta sul bus scopri che non sai come si capisce quali posti sono prenotati e quali no e quindi, anche se siete arrivati tre quarti d’ora prima della partenza finite a sedervi in fondo al pullman, proprio in corrispondenza di uno di quei begli adesivi giganteschi che oscurano il finestrino. Non solo: il Canada da Toronto a Montreal è, in pratica, una lunghissima e monotona pianura dove non c’è niente da vedere.
La cosa più interessante che succede durante il viaggio è che una volta passato il confine tra Ontario e Quebec c’è un cambio di autista; se prima gli annunci erano prima in inglese e poi in francese, ora sono prima in francese e poi in inglese.

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Sei ore così.

L’impatto con la francofonia è un po’ straniante, soprattutto perché, scopriremo poi, nel Quebec ti si rivolgono sempre e comunque in prima battuta in francese, anche se tu hai preventivamente esordito con “hello” o “excuse me” o “PLEASE TALK TO ME IN ENGLISH, FOR GOD’S SAKE!”. Sei in questo posto che sembra un casino gli USA come sembrava un casino gli USA l’Ontario e tutti parlano francese.
Parbleau.
L’altra ideona, invece, sapevamo già che era un po’ del cazzo, ma non c’erano molte scelte: prenotare un albergo che costa poco e che ha recensioni scarse (e ragionevoli) su Tripadvisor. Speriamo nel miracolo, ma l’hotel Elegant, a dispetto di una buona posizione vicino alla metropolitana e alla stazione degli autobus, ai margini del Village, è davvero forse l’albergo più sciatto e trasandato in cui abbia mai avuto la sventura di dormire. Ci sono inquietanti macchie sui materassi, in ascensore saliamo insieme a dei sacchi della spazzatura pieni che vagano da un piano all’altro da chissà quando, sono macchiati pure gli asciugamani… (“Va beh, dobbiamo stare qua una notte, la doccia l’abbiamo fatta stamattina, magari la facciamo domani quando arriviamo a Quebec City, ok?”)

Come primo giro (torneremo a Montreal l’ultimo giorno, per poi ripartire per l’Italia) decidiamo di concentrarci sulla parte più antica della città, quella affacciata sul fiume San Lorenzo.

1 (3).jpg Partiamo dal Porto Vecchio, risistemazione ludico/turistica di un’area industriale dismessa, dove spicca la bianchissima torre dell’orologio, nella quale si può salire per dare un’occhiata al panorama.
Per riprenderci dalla fatica delle scale, ci concediamo una merenda sana, gustosa e leggera che la bambina del Buondì (uh, ma ve la ricordate la pubblicità del Buondì? Cos’era, un anno fa?) ci spiccia casa: pop corn e noci macadamia caramellati allo sciroppo d’acero. Il sacchettino piccolo, che ha talmente tanti zuccheri che a Santo Domingo un diabetico è svenuto quando lo abbiamo aperto.

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Questa parte di Montreal ha un piacevole retrogusto europeo; del resto, siamo in una delle zone dove è iniziata la colonizzazione dell’America settentrionale e Montreal (che in italiano si chiamerebbe Monreale, poi) fu sede della stipula di un accordo tra le nazioni irochesi e i francesi nel 1701, per porre fine alle guerre che ostacolavano il commercio delle pellicce.
Montreal è anche una città caratterizzata da una forte contrapposizione tra francofoni e anglofoni, almeno storicamente. Un esempio molto significativo è in Place Jacques-Cartier, dove campeggia una colonna con la statua dell’ammiraglio Nelson (che sconfisse Napoleone nella battaglia di Trafalgar). Fu eretta poco dopo la morte di Nelson (che morì proprio durante la battaglia e il cui corpo fu conservato in una cassa colma di brandy per non farlo andare a mare durante il viaggio verso l’Inghilterra), da un comitato misto di inglesi e francesi (pare che i francesi del Quebec non fossero grandi fan di Napoleone).

Negli anni Trenta del Novecento, però, Nelson aveva finito per essere visto solo come un simbolo della vittoria degli inglesi sui francesi e un’altra sottoscrizione pubblica ha eretto, a poca distanza, una statua a Jean Vauquelin, un ammiraglio francese che nel 1758 era arrivato in Canada per combattere contro gli inglesi nella guerra dei Sette Anni.
Da allora, i due uomini di mare si fronteggiano senza sosta (in realtà la statua di Nelson è una copia dell’originale, ora in un museo)

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Un’altra traccia del dualismo della città è nella piazza della Cattedrale, dove due statue si danno sdegnosamente le spalle: una signora francese con un barboncino in braccio distoglie lo sguardo dalla sede storica della Bank of Montreal (la cui sede si trova però dal 1977 a Toronto perché il Quebec era diventato troppo instabile politicamente), simbolo della città inglese, mentre dall’altra parte un signore francese con in braccio un carlino si rifiuta di guardare la francesissima e cattolicissima cattedrale di Notre-Dame.

Poi c’è anche una statua di D’Artagnan, credo.

Per cena finiamo in una vera-finta birreria artigianale con un buon menù di piatti contadini francesi, dove Lucilla finisce per ordinare una cocktail alla birra che è una specie di granita al lampone a cui hanno fatto vedere da lontano il fusto della pils (una volta) (alcuni mesi prima).
Qui mi incarico di pagare io il conto, ma per un lievissimo errore di calcolo finiamo per lasciare al cameriere una mancia di, tipo, il 30% del conto. Al che Lucilla chiama gli avvocati e, dopo un breve colloquio con un neuropata molto gentile molto interessato alla vita dei miei nipoti, mi fa interdire dall’uso della cassa comune, specie dopo avere consumato alcolici.

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Sulla via del ritorno, ci imbattiamo in uno spettacolo di luci e suoni proiettato su un palazzo, credo dedicato alla storia di Montreal, dove a un certo punto c’è anche un pezzo di Suzanne di Leonard Cohen (una canzone che in Italia conosciamo forse più nella bella traduzione di De André).

 

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Ma ormai il tempo fugge ed è già ora di tornare a riposarci all’Hotel Elegant, con le sue abat-jour rubate a un’agenzia di pompe funebri e le curiosissime macchie sul materasso, come si può ammirare nella foto sovrastante.

(continua…)

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