Ciao, sono Alessandro, sono nato l’anno in cui i Motörhead hanno pubblicato Overkill (non dico chi è nato il mio stesso giorno e anno che mi vergogno) e questo è il mio primo blog e mezzo (la prima parte era ospitata da Splinder).

31 ottobre 2003
Su Splinder firmavo i post Scott Ronson, uno pseudonimo nato al volo mentre registravo il blog, unendo il nome del batterista dei Manowar al cognome del chitarrista di David Bowie. All’inizio mi sembrava una cosa figa, con il tempo è iniziato a diventare un po’ imbarazzante sentirmi chiamare “Scott”.
Per la cronaca, ho sempre immaginato Scott Ronson come la mia versione con i favoriti, che potete ammirare live on stage nella foto qui a fianco, preziosa testimonianza dei miei momenti più rock and roll (notate la sopraffina tecnica della mano sinistra, roba che Cobain era Segovia al confronto).
Sono nato a Genova, vivo a Bologna dalla fine del 1998, lavoro a Modena dal 2008. Odio con tutte le mie forze quelli che salgono sul treno prima che la gente abbia smesso di scendere.
Ho un bizzarro senso dell’umorismo che affonda le sue radici in quella palude di orrore che era la pagina delle barzellette di Topolino negli anni ’80. E un’altrettanto bizzarra erudizione su una vasta gamma di cazzate che deriva dalla mia dipendenza infantile per le rubriche della Settimana Enigmistica. Buona parte di quello che so sui fantasmi l’ho imparato da una serie di articoli sull’argomento usciti su Gente o Oggi quando avevo sette anni e che leggevo di nascosto dai miei a casa di mia nonna.
La mia carriera sportiva (6-15) è così riassumibile: ginnastica correttiva per la scoliosi, nuoto, judo, ping pong, tennis, calcio (portiere), basta (con sporadiche e fallimentari iscrizioni in palestra dai 16 ai 19 anni e sporadici tentativi di andare a correre con regolarità negli anni seguenti). All’uso so anche pagaiare, se serve. Per il nuoto, mi sono focalizzato sul rospo, uno stile di mia invenzione (simile alla rana, ma più brutto).
Il mio primo computer è stato il C64 di mio padre (con lettore di floppy, i nastri li ho schivati). Poi l’Amiga 5oo Plus (con la modifica per il kickstart 1.3 che altrimenti col cacchio che giocavi a Kick Off 2 e a un sacco di altre cose vecchie), il primo Gameboy, un 486 che fu una delle più grosse truffe in cui caddero i miei, niente per un po’ di tempo, un qualche assemblato che stava a casa a Genova mentre io ero a Bologna, un portatile Acer Travelmate, l’attuale MacBook bianco del febbraio 2008. Grazie ai fratelli mi sono passati per le mani anche un NES, un Sega Game Gear e la prima Playstation.
Per motivi che non sono del tutto chiari neanche a me non ho ancora preso la patente. Nè ci ho mai provato. Sto iniziando a pensare che forse ormai farebbe più fico dire che non ce l’ho perché me l’hanno ritirata, a giudicare dalle reazioni della gente quando viene a saperlo.
Se avete bisogno, mi trovate al nome buonipresagi su gmail.com.
Anch’io non ho la patente e come te odio chi sale sul treno prima che gli altri siano scesi… unito al fatto che abbiamo gusti letterari simili, mi sembra che ci siano valide ragioni per seguire il tuo blog!
Ciao, ti ho trovato seguendo un link su Giap, e il tuo blog mi è proprio piaciuto – soprattutto il pezzo su Pascoli che gonfia di botte la sorella :)
Un saluto e buon lavoro.
Grazie! Pascoli Rosso Sangue temo sia il mio picco massimo storico di creatività. Figurati il resto :)
A proposito di musica, ultimamente ascolto spesso questa canzone:
Che ne pensi?
Ah, mi piace un sacco. Chissà però che ne pensa Dave Marsh ;-)
Nel mio blog puoi trovare tante altre canzoni: infatti quando replico ai miei commentatori spesso chiudo la risposta con il video di un brano inerente al concetto che ho appena espresso. Nei commenti al mio ultimo post, ad esempio, ne ho caricati ben 8.
Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido film, che si apre proprio con “A horse with no name” in sottofondo: https://wwayne.wordpress.com/2014/01/08/il-fine-giustifica-i-mezzi/. Grazie per la risposta! :)
Bel pezzo… grazie, non conoscevo!
http://psiconauta.org