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Beforeigners

Una notte, preceduti da misteriosi lampi verdi, uomini e donne provenienti da altri epoche appaiono nei mari di tutto il mondo.
Vent’anni dopo, la convivenza tra gli umani del ventunesimo secolo e i “naufraghi temporali” provenienti da età della pietra, medioevo e ottocento è la realtà quotidiana, non facile.
È questo lo spunto di partenza di Beforeigners, una serie norvegese prodotta da HBO e visibile dal 20 gennaio su RaiPlay, che è una delle cose più intriganti che abbia visto da parecchio tempo.
Ambientata a Oslo, mette in scena un classico copione poliziesco: una coppia di poliziotti molto diversi (lui è stato lasciato dalla moglie per un signore dell’ottocento ed è dipendente da un collirio usato per sedare i naufraghi all’arrivo, lei era un Skjaldmær norrena ed è la prima agente transtemporale uscita dall’accademia) si trova a indagare su un caso di omicidio che presto si rivela solo un aspetto di un mistero più ampio e ramificato.
In sei puntate da 45 minuti, Anne Bjørnstad ed Eilif Skodvin, autori della serie, riescono a portare avanti le trame legate ai vari personaggi, chiudere l’indagine, rilanciare per una seconda stagione che promette di spingere più sul pedale della fantascienza ma, soprattutto, costruiscono un mondo credibile senza mai scivolare nello spiegone gratuito.
Il modo in cui uomini preistorici, vichinghi e persone dell’ottocento si sono inseriti nel mondo contemporaneo, a loro volta influenzandolo, è raccontato in modo funzionale alla storia o lasciato intendere dall’ottima sigla (una corsa in macchina attraverso la città che ogni volta mostra scenette differenti di vita quotidiana).

Ovviamente, c’è una componente satirica nei confronti dell’intolleranza verso l’immigrazione, con i gruppi “identitari” che vogliono la Norvegia per i norvegesi e ringhiano ai “naufraghi” di tornarsene nella loro epoca. E fanno sorridere e divertire i momenti legati ai vichinghi, che nel ventunesimo secolo frequentano locali dove si ascolta metal o si tengono serate di poesia nelle quali le composizioni più amate vengono invocate a gran voce dal pubblico come se si fosse a un concerto.

Ma la cosa che più mi ha entusiasmato è che, potenzialmente, questo potrebbe essere un franchise facilmente declinabile e rivendibile in altri paesi. E già successo, per esempio, con Skam, serie norvegese di cui esistono almeno nove adattamenti in diversi paesi (e quella italiana è sorprendentemente bella, tra l’altro), ma Beforeigners potrebbe portare il gioco un passo più avanti e dare vita a un vero proprio universo condiviso, per cui ogni nazione avrebbe la sua declinazione del concetto originale che convive con tutte le altre nello stesso spazio narrativo (già durante la serie di parla di eventi accaduti in Francia e di un movimento neo-luddista nato dai naufraghi temporali inglesi). Un’edizione italiana con guelfi, ghibellini e italiani pre-unitari offrirebbe una miriade di spunti che risuonano con l’attualità, creando il campo per trame criminali e lotte per il potere di ampio spettro (magari, ecco, non ci farei lavorare quelli che hanno scritto Curon solo perché sul tema “gente che esce dall’acqua” hanno già scritto qualcosa).
Però, visto che la serie originale è del 2019 e non si è ancora mosso niente, dubito che se ne farà mai qualcosa. Ma spero di avere torto, perché sarebbe una grande occasione che non è il caso di sprecare (anche eventualmente su altri media: romanzi, fumetti…)

Alfhildr e Urd BFF

Intanto, comunque, il consiglio è quello di dedicare quelle tre orette alla visione di Beforeigners, che merita tantissimo.

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