Finlandiamo, Ep. 1: Rovaniemi

La decisione di andare in vacanza in Finlandia l’abbiamo presa prima che arrivasse il caldo feroce di luglio e agosto. Per allora, era diventata una delle decisioni migliori della nostra vita: abbiamo trascorso le due settimane prima della partenza a guardare ossessivamente il meteo dei posti dove saremmo andati. La prima idea era quella di andare in Islanda: ma se già i paesi scandinavi sono cari, l’Islanda era totalmente fuori budget. Quindi benvenuta Finlandia (l’ipotesi di recuperare il viaggio saltato l’anno scorso, con Georgia e Armenia, invece l’abbiamo scartata per motivi scaramantici).

La partenza è la solita sequenza di trasporti noiosi: una sveglia a orari inumani, un taxi da casa alla stazione di Genova Principe, poi in pullman fino a Malpensa (la geniale idea di costruire un aeroporto in un posto scomodo a più o meno chiunque non abiti a Ferno), dove arriviamo comunque con quel solito anticipo da volo intercontinentale. Grazie a un tattico check-in online, però, abbiamo gli ambitissimi posti di fianco all’uscita di sicurezza, quelli dove puoi stendere le gambe. A patto che tu sappia l’inglese o almeno sia bravo a fare finta di capire la hostess quando viene a verificare se riesce a comunicare con te in inglese (un tizio seduto dall’altro lato dell’aereo non è stato abbastanza scaltro ed è stato abbastanza penoso vedere la hostess che non riusciva nemmeno a fargli capire che doveva spostarsi) (la morale è: bambini, state attenti a scuola nelle ore di inglese, se volete stare comodi in aereo).
L’amara sorpresa, invece, è che sui voli continentali Finn Air, anche se in orari di pranzo, non ti danno da mangiare. Ma nemmeno la scelta tra stuzzichino dolce o salato che ti concede(va?) Alitalia. Niente. Succo di mirtillo, acqua, caffè o te. Tutto il resto si paga con moneta suonante.
Passiamo il volo a leggere o sonnecchiare, fino all’arrivo a Helsinki. Qui ci aspetta la coincidenza con il volo per la nostra prima tappa: Rovaniemi (volo durante il quale capitoliamo e compriamo un pacchetto di Wasa farciti al formaggio – due – per due sanguinosissimi euro).

Aeroporto di Rovaniemi

Aeroporto di Rovaniemi. Sì, quello è un salmone di peluche. No, non l’ho comprato (non avevo spazio nel bagaglio).

Rovaniemi, capoluogo della Lapponia, ci accoglie con i suoi diorami di animali di peluche al centro dei nastri del ritiro bagagli dell’aeroporto. Qui ritiriamo la macchina a noleggio dalla Hertz, dopo avere atteso che la famiglia spagnola davanti risolvesse non abbiamo capito bene quale problema che sembrava crucciare sia loro sia il ragazzo al banchetto. Con il senno di poi, era un pessimo presagio (ma ci arriveremo).
Parlando della Lapponia e dei suoi centri abitati, uno deve sapere questo: nel 1944 i nazisti furono costretti a ritirarsi dalla regione (che fino a quel momento era stata una comoda retrovia) a causa della fine della guerra tra Finlandia e Unione Sovietica, che aveva tra le sue clausole che i finlandesi si impegnassero a liberare il proprio territorio dalle truppe tedesche. Le quali fuggirono verso nord radendo sostanzialmente al suolo tutto quello che incontravano per fare terra bruciata al nemico. Di conseguenza, i centri abitati (già piccoli, Rovaniemi ha 60.000 abitanti) lapponi sono oltre che piccoli tendenzialmente privi di qualsivoglia fascino.
il cuore di Rovaniemi, per esempio, è uno stradone che degrada verso il fiume, ai cui lati e nelle cui vie laterali si trovano ristoranti e locali. Mentre vaghiamo alla ricerca di un posto per mangiare, incrociamo diversi connazionali che hanno probabilmente la nostra stessa faccia allibita: arrivi in quella che è nota come la città di Babbo Natale (poi ci arriviamo) e ti aspetti i cottage di legno, tipo qualche località alpina. Invece quello che ti aspetta è una specie di triste periferia sovietica. Tra l’altro Rovaniemi è praticamente sulla linea del Circolo Polare Artico, quindi alle otto di sera è ancora immersa in questa luce chiarissima e aliena.

Passatempi a Rovaniemi

Passatempi a Rovaniemi.

Dopo avere assistito a quello che sembra essere un tipico passatempo locale (disegnare per terra con le gomme della macchina con il freno a mano tirato), ci rassegniamo a consumare il nostro primo pasto in terra finlandese in un ristorante tex-mex, Amarillo (parte di una catena). Il nostro cameriere è un ventenne sdentato come un autentico vecchietto del Vecchio West, ma poteva andarci peggio, come l’inquietantissima ragazza dal sorriso tiratissimo con gli occhi spalancati. Prendiamo coscienza con il vero problema della Finlandia (la birra costa TANTISSIMO) ma in qualche modo ceniamo – anche perché le porzioni sono parecchio abbondanti.
Dopo cena, tornando in albergo, ci fermiamo in quello che Wikipedia mi garantisce essere il McDonald’s più a nord del mondo.
Nelle ore che seguono, scopro una tragica realtà di queste regioni nordiche: anche se d’estate hanno luce tutto il giorno, negli alberghi non ci sono delle tende schermanti. Siccome siamo programmati per dormire quando c’è buio e stare svegli con la luce, trascorro la notte in una specie di dormiveglia ben poco riposante durante il quale formulo una teoria secondo cui non sono i mesi di notte invernali a fare andare fuori di testa la gente, bensì quelli estivi di luce continua (il giorno dopo Lucilla si preoccuperà di trovarmi una mascherina per gli occhi, non ho capito bene perché).

L'Arktikum

L’Arktikum

Dopo una di quelle piacevoli colazioni nordiche con TUTTO (anche perché visti i prezzi del cibo la sera prima abbiamo deciso che la strategia migliore è approfittare delle colazioni a buffet), ci dedichiamo alla visita di una delle due principali attrazioni di Rovaniemi (sul serio), l’Arktikum, il museo dell’Artico. Ospitato in un elegante edificio luminosissimo, il museo ospita due mostre permanenti, una sul cambiamento climatico e una sulla vita in Lapponia, ma fino a gennaio è anche allestita un’esposizione che racconta la convivenza tra finlandesi e tedeschi tra il 1940 e il 1944. La storia della Finlandia nella seconda guerra mondiale è complessa e sfaccettata; benché di fatto cobelligerante con la Germania (e per questo alla fine della guerra fu costretta a pagare pesanti danni di guerra all’Unione Sovietica, oltre che cederle territori) per esempio difese la sua comunità ebraica, tanto che furono solo 8 in tutta la guerra i rifugiati ebrei consegnati ai nazisti. A ogni modo, la mostra fa un effetto abbastanza strano perché presenta i soldati tedeschi e i gerarchi nazisti sotto un aspetto (quello dei buoni vicini) a cui non siamo esattamente abituati – anche se il tutto è molto onesto e si parla anche di quello che successe dopo il 1944.

La cosa più bella dell'Arktikum però era questo microscopio elettronico che potevi usare per esaminare alcuni campioni di pelliccia di animali artici. Ma che funzionava perfettamente anche con i peli della barba.

La cosa più bella dell’Arktikum però era questo microscopio elettronico che potevi usare per esaminare alcuni campioni di pelliccia di animali artici. Ma che funzionava perfettamente anche con i peli della barba.

Lasciato l’Arktikum recuperiamo i bagagli e partiamo in macchina alla volta del Circolo Polare Artico, che si trova subito fuori città.
E proprio sul Circolo Polare Artico cosa c’è?
Il villaggio di Babbo Natale.
Ora.
Sono sicuro che in inverno, come si vede nelle foto, con la neve e le luci, sia un posto bellissimo. Davvero.
In estate, con la stessa luce moribonda che c’era la sera prima, unisce tutta la tristezza dei luoghi turistici fuori stagioni alla mestizia che evoca l’evocazione forzata del Natale.
Sì, abbiamo visto Babbo Natale (un lavoro che richiede la conoscenza di un bel po’ di lingue, è riuscito a dirci due parole pure in italiano) e Lucilla ci si è fatta anche una foto insieme. Per il resto abbiamo gironzolato per un po’ tra i negozi di souvenir e tra quelli di marchi finlandesi (tipo Marimekko), ci siamo fatti le foto sul Circolo Polare Artico, abbiamo mangiato qualcosa e poi siamo sostanzialmente fuggiti via verso nord.
Ovviamente, alla prima occasione ho sbagliato a dare a Lucilla le indicazioni sulla strada da seguire.

Riusciranno i nostri eroi a trovare la strada giusta e portare a termine il loro viaggio? Lo scopriremo insieme nelle prossime puntate…

8 commenti

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8 risposte a “Finlandiamo, Ep. 1: Rovaniemi

  1. aspetto…..belle foto!! e sembra una bellissima vacanza! ciao

  2. Jean

    ci sono stato ormai 15 anni fa e non mi sembra che sia cambiato poi molto (io però ho dormito nel campeggio lungo il fiume, in cui erano presenti diverse saune gratuite)
    visto anch’io il villaggio di Babbo Natale ma mi rifiutai di fare la foto perchè costava troppo. però avevo spedito la cartolina di auguri che dicono arrivi il giorno di Natale (spoiler: in realtà arriva una settimana prima)
    tra i passatempi locali mi ricordo che i ragazzetti si divertivano a scolare birre/vino/altro e poi sfasciare le bottiglie sull’asfalto: che matti questi finlandesi

  3. In realtà noi l’abbiamo fatta di straforo: se facevi senza flash non ti dicevano niente. O forse avevamo la faccia da tirchi, perché alla coppia di tedeschi dietro di noi li hanno irretiti per il pacchetto “foto su cd a 20 euro” (sono matti).
    I tizi che ho visto con le macchine, da quello che ho visto appartenevano alla sottocultura “raggare”, che conosco per questa delicata cover dei Turbonegro

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