Riassunto: mai arrivare troppo presto in aeroporto, ma andate a Cracovia che è bella, basta stare attenti agli italiani idioti e alle vespe fuori dalle miniere di sale

In Polonia se vai in rosso la banca ti manda Chuck Norris a casa.
La prima cosa che uno dovrebbe sapere di Wroclaw è che non si pronuncia “vroclav”, ma “frotsuav” (ascolta). Se dovete andare in Polonia è bene iniziare ad allenarvi presto a pronunciarlo perché non è così semplice come sembra. Il nome tedesco è Breslau, ed è decisamente più comodo, ma siccome la città è passata di nuovo alla Polonia solo dopo la seconda guerra mondiale e solo dopo che Hitler decise di farne una roccaforte radendo al suolo più o meno tutto quello che non serviva a scopi militari, capirete che non è il caso di usare il nome tedesco, da cui deriva poi quello italiano che è Breslavia. Ma ovviamente se dici “Breslavia” non ti capisce nessuno.
Se guardi la cartina, Cracovia e Wroclaw non sono molto lontane, ma il treno ci mette circa quattro ore e mezza e il pullman più veloce ce ne mette tre. Sulle prime credevo che la signorina dell’ufficio informazioni non avesse capito bene la città, invece è proprio così. I tempi di viaggio all’interno della Polonia sono decisamente rilassati.
La mattina della partenza siamo proprio spiaciuti di lasciare Cracovia e il terrore di esserci giocati per prima la carta migliore e di essere costretti da lì in poi a trascinarci stancamente da una Viseu all’altra è fortissimo. Per consolarci, alla stazione delle corriere ci adeguiamo a tutti gli altri viaggiatori e acquistiamo “la ciambella del viaggiatore”, una ciambella di pane coperta di semi che, ognuno nella sua versione preferita sembrano portarsi in viaggio tutti quelli che vediamo.
Ovviamente, il viaggio è una parentesi grigiastra di cui ricordo pochissimo, se non due signore che hanno parlato ininterrottamente per tutte e tre le ore.
Quello che ricordo benissimo è l’assalto frontale del caldo appena sceso dal pullman. Roba da trentacinque gradi e umidità all’ottanta percento, esattamente il mio clima preferito, specialmente dopo quattro giorni di piacevole fresco e caldo sopportabilissimo nelle ore più calde della giornata.
Per risparmiarci lo sbattimento di trovare un bus che ci porti in centro, facciamo la signorata di prendere un taxi. Quando riprenderemo il taxi per andare dall’albergo alla stazione scopriremo un miracolo che si ripeterà altre volte: il tragitto stazione-albergo costa il doppio di quello di ritorno, quando il taxi te lo chiama l’albergo. Tonni noi che ci facciamo fregare come i peggio bambini: il tassametro nascosto dalla leva del cambio con la tariffa notturna invece di quella diurna. Grazie al cambio favorevole euro-zloty, in ogni caso spendiamo meno di taxi in due settimane di Polonia che nei due tragitti casa-stazione e stazione-casa a Genova. Continua a leggere →
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