Cicalone a Genova

Cicalone, per chi non lo conoscesse, è uno youtuber romano con un buon seguito (oltre 600.000 iscritti) che si è creato attraverso contenuti orientati prima allo smascheramento ironico dei fenomeni delle arti marziali (i “krav maghi”, come li chiama lui, quelli che offrono corsi in cui promettono di insegnare mirabolanti tecniche di autodifesa) e poi al racconto ravvicinato della “vita di strada”, delle situazioni di “degrado” e disagio della città, con un particolare focus sulla zona della Stazione Termini a Roma e dei quartieri di Roma.
Quest’ultimo format, che prevede una passeggiata accompagnato da un gruppo di pugili per raccogliere le voci di chi vive per strada o documentare situazioni a rischio, si è poi esteso alle zone “calde” di altre città italiane. Tra cui, nel video uscito a fine gennaio, Genova.

“Siamo stati a Genova per raccontare i famigerati vicoli del centro di Genova, da sempre temuti dagli abitanti e dai turisti , luoghi angusti dove ad ogni angolo è possibile fare un incontro poco piacevole , ci siamo fatti un giro con un gruppo eterogeneo di ragazzi di Genova ma ad un certo punto la tensione è salita e sono arrivati i soliti kamikaze che volevano impedirci di passare per certe strade”

Come è andata?

Già il sottotitolo del video fa capire il taglio scelto, non aiutato dal fatto che il “gruppo eterogeneo” siano una trentina di persone, con un paio di addetti alla sicurezza (a tutela dell’operatrice), due pugili dell’entourage di Cicalone e, sul versante locale, “fighter, gente di strada” (?).

Ora: che la zona dei vicoli sia area di spaccio, con tutto quello che ne consegue, è pacifico. Così come è noto a tutti che la possibilità di incontri con gente malmessa, alterata o potenzialmente violenta esiste. E bene o male quando inizi a frequentarli non ci vuole molto per imparare a prenderci le misure, sapere dove è meglio non passare, quando cambiare strada o quando cercare di diventare trasparenti.
Esattamente tutto quello che Cicalone e soci NON fanno, buttandosi in trenta a circondare, nel secondo incontro documentato, un tizio evidentemente reduce da una colluttazione che non vuole parlare. Da lì la situazione precipita abbastanza in fretta, con loro che si intignano dietro al tizio per chiarire (?) fino a che la confusione non attira altre persone e il tutto si fa parecchio rischioso, con gli accompagnatori locali di Cicalone (che a questo punto si rende conto di quanto la situazione sia sul punto di farsi davvero brutta) che sembrano pronti a venire alle mani. E
All’inizio del video Cicalone dice di voler far vedere come sono i vicoli per una persona normale, ma appunto questa premessa è negata dallo sviluppo, perché quella modalità di passeggiata (che, sì, assomiglia tanto a una ronda anche se sono certo che sia sincero quando dice non vuole esserlo) ovviamente non può in alcun modo riflettere l’esperienza di una “persona normale”.

E quindi, a cosa servono questi video?
Alcuni di quelli girati a Termini riescono a raccontare davvero, dando voce alla gente che ci gravita attorno, un angolo di mondo che si ha sotto gli occhi ma che nessuno guarda.
Ma questo no, questa è pornografia del “degrado”, buona per quelle pagine tipo Welcome to Favelas, buona per fomentare i razzisti, buona sicuramente per i contatti sul canale, ma solo per quello.
È materiale che forse avrebbe fatto meglio a restare nell’hard disk di Cicalone. Non per una censura o perché non è “buonista” far vedere degli immigrati violenti, ma perché tutto quello che viene fuori è controproducente per lo stesso Cicalone, perché dà un’idea sbagliata di quello che dice dovrebbero essere questi video. Qui tutti sbagliano tutto, con il rischio di farsi del male e di innescare fenomeni di emulazione.
Come, per altro, viene per lo più ribadito nei commenti, che sono molto più critici del solito nei confronti dell’operazione – pur con una non trascurabile quota di razzisti in purezza abbastanza soddisfatti.

E sarebbe bastato pochissimo. Magari anche solo farsi accompagnare non da un gruppo di gente che non ha mai lasciato via San Lorenzo ma banalmente uno studente di Lettere che sa spiegarti come leggere un posto che non conosci e come non metterti in situazioni che possono finire a coltellate.
O, più seriamente, documentarsi prima con qualche associazione che nei vicoli ci opera. Ripeto: non per censurare, ma per raccontare delle situazioni obiettivamente difficili senza finire a fare Brumotti.

(tra l’altro: è solo la prima parte. Alla fine c’è un’anticipazione della seconda in cui sembra di capire che i nostri abbiano avuto problemi anche con un gruppo di quelle che mi azzarderei a definire “persone dei centri sociali”)

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