Archivi tag: DDL zan

Due parole su quella cosa di cui abbiamo parlato tutti

C’è una cosa che Fedez ha sbagliato la sera del Primo Maggio, sul palco dell’Auditorium di Roma, ed è stato il tematizzare subito il suo intervento nel frame della “censura”.
Annunciando che era stato dichiarato inopportuno dalla vicedirettrice di Rai3 – e poi subito dopo pubblicando come video parte della telefonata con lei e l’organizzatore del concerto, si è innescato un meccanismo che ha distolto l’attenzione dal contenuto dell’intervento (che era adamantino) e lo ha portato su un territorio molto più scivoloso e in cui è più facile mandarla in vacca.

Infatti, c’è ben poco da dire sulle espressioni e dichiarazioni degli esponenti leghisti citate (e su molte altre, non solo da parte della Lega) che spesso passano come “gaffe”, “provocazioni”, “attacchi”.
È invece molto più complicati districarsi nell’intreccio di ragioni che stanno dietro al rapporto tra Rai e partiti, e alla particolare natura del Concertone (è una trasmissione Rai o un evento che la Rai riprende e manda in onda?).
E, infatti, in questa confusione, i destinatari dell’attacco, sguazzano felici, anche se va detto che Salvini ci ha messo un po’ a capire che era quella la chiave per uscirne e ridurre tutto a un “problema di censura interno alla sinistra” (la prima reazione infatti era stata “avete visto che aveva un cappellino della nike? E comunque io sono un papà”) (ma lo sapevate che Salvini ha dei figli? Pazzesco, non lo aveva mai detto, è una cosa su cui è molto riservato).
Va detto che già dal pomeriggio lo stesso Salvini aveva messo in guardia dai “comizi de sinistra” (detto così, come tutti quelli che come arrivano a Roma devono romanescheggiare perché è più simpatico), segno che era stato evidentemente già preallertato, però appunto lasciarsi imbrigliare nella definizione della situazione imposta da altri è stato un errore.

Infatti, delle dichiarazioni di quello che metterebbe nel forno l’eventuale figlio gay o di quella convinta che ci siano le punture che fanno diventare gay i bambini, già la sera di domenica era difficile sentir parlare. Non mi risulta che nessun giornale abbia provato a contattare gli interessati per sentire come giustificavano quelle parole; Salvini si è limitato a dire un “parole orribili” di ufficio dalla D’Urso, mentre invitava Fedez a bere un caffè e ricordava che comunque lui parla da papà e non vuole genitore 1 e genitore 2.

Di conseguenza, sancito che all’opinione pubblica poco importa di avere al governo un partito i cui esponenti hanno quelle idee lì sull’omosessualità, ci si è lanciati felici nell’ennesimo dibattito sulla Rai e i partiti, una palude in cui siamo stati già tutti mille volte e dalla quale ogni volta usciamo coperti di fango sempre nuovo.

In tutto questo, trovo ammirevole che Fedez, che potrebbe serenamente vivere di facezie e unboxing di pinzette per francobolli (o qualunque cosa faccia nelle sue stories su instagram, non lo so perché per motivi anagrafici non seguo moltissimo), si prenda la briga di infilarsi in un ginepraio del genere per sostenere un decreto legge che cerca di ridurre almeno un po’ la barbarie in cui viviamo.
Ma nonostante quella che credo sia una sostanziale buona fede, l’attivismo purtroppo non è qualcosa che si possa improvvisare. Per cui, quella stessa velocità di reazione che sui social funziona bene e la stessa assenza di filtri sono state controproducenti all’interno del contesto più ampio della politica e della comunicazione.

Per cui l’attenzione si è spostata troppo rapidamente da un tema nel quale è difficile non prendere una posizione netta – perché le affermazioni citate sono indegne – a uno in cui, alla fine, hanno ragione tutti e nessuno.
Che si somma alla prevedibile critica a Fedez, a quello che non ha detto, a quello che ha detto in passato, a chi è, a chi è stato e a chi sarà.

Insomma, per farla breve, è un caso da manuale in cui essere abili a sfruttare un canale di comunicazione non vuol dire, automaticamente, riuscire a fare lo stesso con gli altri, perché sono campionati diversi, forse sport diversi.
Forse, sarebbe bastata un po’ di foga in meno e un pizzico di strategia in più per fare uscire meglio il messaggio che si voleva lanciare.

Lascia un commento

Archiviato in politica, società, Uncategorized