È buio.

Il naufragio della Costa Concordia è una delle testimonianze della capacità tutta italiana di creare nella tragedia dei purissimi momenti di farsa assoluta.
Già la dinamica dell’incidente è così assurda da sembrare uscita da un brutto cinepanettone (scusate la ripetizione), con De Sica che fa il passaggio radente all’isola per impressionare la sciacquetta di turno e SDENG! (per l’impatto un personaggio minore si ritrova con un oggetto acuminato infilato nel sedere e urla “OHMAMMIACCHEDDOLORE”). Se vogliamo alzare il livello, è Fantozzi che fa sci d’acqua a Capri e si schianta sui faraglioni (e non era difficile rievocare il varo della motonave della Megaditta quando si parlava di nave “maledetta” perché nel varo non si era rotta la bottiglia).
Ma la vetta dell’assurdo si è raggiunta oggi, con la divulgazione di due telefonate tra Gregorio De Falco della Capitaneria di Porto di Livorno e il comandante della Concordia, Francesco Schettino.

A volte, la vita imita l’arte o gli editoriali di Gramellini (è un mondo crudele): i due protagonisti sono caratterizzati attraverso così tante opposizioni manichee che sembra il sogno bagnato di uno studente di Semiotica del testo alle prese con una tesina da preparare in un pomeriggio. Il nome, il tono di voce, l’accento, tutto è polarizzato alla perfezione lungo un asse che ha da un’estremità cose tipo “affidabile, serio, deciso” e dall’altra Scilipoti. De Falco ha giusto una sbandata quando su quel “le faccio passare l’anima dei guai” la dizione perfetta tradisce le origini napoletane, ma per il resto è una perfetta incarnazione dell’isotopia dell’autorità. E non mi stupisce che l’Italia si sia così follemente innamorata di lui: De Falco proietta l’immagine di una persona che spesso  quello che tratta a pesci in faccia un manifesto cretino.
Intendiamoci: Schettino è impresentabile e indifendibile, ora che la ricostruzione dell’accaduto sembra essere abbastanza chiara e De Falco esprime un sentimento di comprensibilissima e condivisibile rabbia per una situazione delirante. E
Però io non trovo sana questa passione italiana per “eroi” a cui delegare il sentirsi a posto con la coscienza. De Falco è l’ultimo in una lunga lista, per entrare nella quale basta fare, sostanzialmente, qualcosa di non particolarmente riprovevole al momento giusto e a quel punto nessuno ti nega una fan page su Facebook o un hashtag su twitter.
Sono “eroi” comodi, che lavano la coscienza e ti fanno pensare “ah, io avrei fatto certamente come De Falco, mica come quel vigliacco di Schettino”.
Voi l’avete mai letto il Dylan Dog di Sclavi, le storie che scriveva venticinque anni fa? Molte erano mosse da uno spunto che poi è stato chiamato “messaggio” e malamente interpretato come “i mostri sono come noi”, ma che secondo me originariamente era più “non siamo mai troppo distanti dal diventare noi i mostri” (o, come diceva il Joker a Batman in The Killing Joke, di Alan Moore, “Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me: una giornata storta”). Secondo me a Schettino è successo proprio questo: un attimo prima sei un figo che comanda una nave da 4.000 persone e sta facendo il pelo agli scogli: una cosa che hai fatto chissà quante volte e che chissà quanti tuoi colleghi stanno facendo in altri mari del mondo. Un attimo dopo ti ha detto sfiga e sei quello che ha sfondato la chiglia di una nave da 4.000 persone e che si sta infilando in un disastro di proporzioni epiche.
Le persone si valutano davvero nelle avversità, scriveva Lucrezio, perché cade la maschera e Schettino ha fatto più o meno tutto quello che non doveva fare in una situazione di emergenza. Ma mi domando quanti di noi messi sotto pressione (e che pressione) reagirebbero con ordine e non farebbero delle gigantesche cazzate.

Mi sembra che le telefonate De Falco – Schettino, questo bizzarro mash-up di Full Metal Jacket e Fantozzi, siano un altro episodio dei periodici quarti d’ora di odio autogestiti con cui si cerca di esorcizzare lati del nostro essere da cui vorremmo allontanarci.
O la consueta abitudine di correre in soccorso del vincitore, per dirla in altri termini.
E poi ci sono gli sciacalli che in tempo zero mettono in vendita la maglietta “salga a bordo, cazzo!”. E loro sono quelli peggio di tutti, così ironici.

13 commenti

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13 risposte a “È buio.

  1. E’ vero. Potevamo essere noi. E se ci fossimo comportati così, avremmo meritati la punizione dell’universo, la condanna della giustizia e l’odio dei parenti delle vittime.
    Era quello che diceva Sclavi? Non lo so, ma questo è quello che dico io: Se davanti alle avversità fai lo Schettino e non il De Falco, in tutta la loro mutua normalità, meriti di avere la testa schiacciata tra pollice e indice, come le zecche.

  2. Che ognuno meriti di subire le conseguenze del proprio agire è indubbio.
    Però penso che ci sia sempre qualcosa di vagamente malsano in questa continua caccia al villain e all’eroe.
    Tra l’altro, se ci pensi, De Falco piace non perché faccia davvero qualcosa di utile ma perché strapazza il coglione. È un po’ come fossimo sollevati perché è toccato a Schettino e non a noi prendersi la piazzata
    (oh, tutto questo dal punto di vista di *personalmente* non ha nessun coinvolgimento emotivo nella faccenda. Per chi aveva parenti o amici sulla nave o tra i morti / dispersi è tutto un altro paio di maniche)

  3. Ne discutevo ieri sera in una lunga serie di commenti sul profilo di un’amica, se fosse veramente necessario rendere pubblica la telefonata, e le mie considerazioni (proseguite a tavola col Subcomandante) riflettevano più o meno i tuoi ragionamenti su questa pagina. A corollario aggiungo anche il pezzo di Severgnini di ieri sul corriere (http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_17/severgnini-normalita-eroica-defalco-schettino_9c487ef2-4126-11e1-b71c-2a80ccba9858.shtml).

  4. Così si giustifica qualunque cosa. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

  5. Pablo: tra l’altro non ho ben capito, perché se c’è un’indagine la telefonata dovrebbe essere agli atti e secretata. Però non so bene.
    Sul Severgninismo io mi gioco Leonardo, anche se questa volta Severgnini severgnineggia meno di quanto ci si aspetterebbe (in realtà è un articolo completamente trasparente, che alla fine non dice quasi nulla)

    Stefano: ma non ho assolutamente scritto questo. Io parlo del, per dirla terra-terra, “tifo” che è saltato fuori attorno alla faccenda.
    Non dico che “siamo tutti Schettino”, non giustifico un bel niente.
    Tu in cosa hai letto questa roba craxiana che secondo te direi?

  6. abo

    E’ l’ennesima dimostrazione dell’innato bisogno di situazioni che confermino il teorema di “Unbreakable” (se in giro c’è un pusillanime, da qualche parte deve esserci anche la sua controparte eroica). Qui poi si ha l’opportunità di assistere al loro scontro telefonico, e per i media è un’occasione troppo ghiotta per non sfruttarla.

    A me fa anche un certo effetto che De Falco in quanto a popolarità abbia detronizzato Manrico Gianpetronio (nome fantastico, per altro) l’unico che in questa vicenda sembra aver fatto qualcosa di realmente valoroso, ma che non ha evidentemente sfoggiato nulla di mediaticamente paragonabile alla stentorea voce di De Falco.

  7. Non sono d’accordo, non credo che nel momento in cui uno è fruitore di una storia la ricerca di eroi e villain sia una distorsione: una storia è una storia, ha bisogno di eroi e antieroi, specie se si tratta di una tragedia; è l’unico modo che l’essere umano ha di ordinare e comprendere la realtà e in fondo cercare eroi e antieroi è la stessa cosa che fai tu in questo articolo. E anche chiamare in causa Dylan Dog e chiedersi “cosa avrei fatto io, cosa avresti fatto tu, al suo posto” direi che fa parte dello stesso gioco narrativo. Poi i processi sono un’altra cosa e non possono seguire regole narrative (non solo quantomeno). Aggiungerei che in fondo non credo sia un male per l’opinione pubblica avere un simbolo negativo della deriva del paese e se qualcuno ha fiutato il business vendendo magliette con scritto “vada a bordo cazzo” alla fine non mi dispiace più di tanto, almeno quelle t-shirts veicoleranno un messaggio positivo. E poi De Falco non sarà un eroe ma se non ti è venuto spontaneo di tifare per lui (o meglio, di identificarti) mentre ascoltavi la telefonata allora probabilmente non tifi (o ti identifichi) neanche in Indiana Jones quando lo vedi al cinema, e lì quello strano saresti tu. =)

    Detto questo, ottimo articolo, come al solito; fa sempre bene aggiungere prospettiva.

  8. @Massimo: parto dal fondo (grazie): ovviamente sentendo la telefonata non puoi non stare con De Falco. Ma questo l’ho detto anche nel post. Ho solo un momento di umana simpatia per Schettino nel momento in cui scopre che ci sono dei morti e a. deve avere una paura fottuta di vedere dei cadaveri; b. si rende conto di avere davvero fatto qualcosa per cui cagherà sangue per il resto della vita.
    Però forse ho sbagliato a usare “storia” in senso generico di “avvenimento”, perché giustamente adesso la mia coscienza semiotica (che ha le fattezze di Maria Pia Pozzato, per dirla alla zerocalcare) mi ricorda che una “storia” è una cosa ben precisa fatta di ruoli attanziali, attori, valori, ecc. E quindi quello che dici tu è giusto. Allora diciamo che il problema è che i media raccontano i fatti cercando di trasformarli sempre più in “storie” piuttosto semplici.
    Però quello che sembra a me è che l’ondata di simpatia per De Falco sia un po’ più sete di sangue che non ammirazione per “la cosa giusta”; e trovo molto riuscita questa frase da Spinoza:

    Tutti con il comandante De Falco: “È lui l’Italia vera”. Quella brava a parlare da casa.

    Tanto che…

    @abo: ecco, colpisce anche a me questa cosa che quelli che sono rimasti a bordo a smazzarsi la gestione della crisi non abbiano ricevuto un’ammirazione della stessa portata. Probabilmente mancano documenti altrettanto spendibili, il che testimonia ulteriormente il sostanziale fallimento del giornalismo in questo frangente, visto che il suo compito dovrebbe essere quello di trovare racconti, approfondimenti, storie (in senso lato) e non limitarsi a chiedere dichiarazioni qua e là, linkare video e proporre editorialini.

  9. Mx

    La cosa migliore che ho letto sull’argomento sino ad ora.

  10. redlight

    è vero, schettino si è fatto prendere dal panico, cosa che tutti noi avremmo fatto. il problema..?? che dei marinai..e soprattutto dei comandanti di navi grosse come quelle IN TEORIA dovrebbero essere delle macchina mostruose, capaci di reagire in maniera fredda e distaccata in ogni situazione possibile e immaginabile. io ho degli amici che sono dei marinai e tutti i marinai che stanno nella plancia sono fortemente addestrati per queste situazioni. evidentemente quindi c’è un problema a monte che va oltre la persona soprattutto se da indiscrezioni sembra addirittura che il comandante schettino non fosse un marinaio e che quindi non abbia ricevuto la giusta educazione per guidare una nave ma che sia stato messo lì come premio per aver lavorato con la Costa Crociere per un po’ di anni.

  11. u.

    Sono molto d’accordo. E non è un modo di dire “Tutti colpevoli, nessun colpevole” come fraintende Stefano.
    Uno che si Defalchizza nel tempo di un battito di ciglia è uno che ha una paura fottuta di ritrovarsi Schettino.

    Bisogna lottare con se stessi, sapendo che è ben possibile essere sconfitti.
    Schettino è uno che, per usare le parole del dr. Wilson (l’amico di House), non è stato all’altezza delle sue aspettative.
    La lezione è che dobbiamo essere umili e attenti e chiederci sempre cosa possiamo chiedere a noi stesso, sperando che non sia la vita a chiederci troppo.

  12. Già tutti i link, le immagini e i video sarcastici su Schettino (che ammettiamolo, ha fatto una enorme cazzata e lo definirei in un certo modo che non scrivo perchè sono sul tuo blog e ho già esagerato con il termine che ho usato prima…) non li ho sopportati fin dall’inizio (come, a tempo loro, le battute riguardanti un altro personaggio, tale Michele Misseri..). Scoprire che nel giro di poche ore dalla pubblicazione di quelle telefonate sono state stampate e vendute pure le magliette con la famosa frase che De Falco ha indirizzato a Schettino, fa addirittura indignare. Almeno a me e al mio senso dell’umorismo che forse, evidentemente, non ho più…

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