Inaudito

È andata così, che a un certo punto quelli di Casa Pound e Forza Nuova si sono resi conto che si candidano alle elezioni possono accedere a tutte le condizioni di visibilità che lo Stato garantisce alle varie liste elettorali.
Siccome da anni un sacco di gente teoricamente non fascista ha, in buona o cattiva fede non importa, contribuito a legittimare queste formazioni come interlocutori (per esempio, Mentana, Formigli e Parenzo, ma anche un’estenuante serie di rappresentanti del Pd, tra gli altri), nell’opinione pubblicata è percolata la convinzione che le manifestazioni di chi si incazza all’idea di avere raduni di fascisti nelle proprie città siano sfoghi di intolleranza oppure espressione di “opposti estremismi”.

Nella stessa settimana, a Bologna è andata in scena la replica di Roberto Fiore che parla protetto dalla polizia nel centro di Bologna – era già successo a febbraio del 2018 e allora la polizia di Minniti usò gli idranti – e a Genova Casa Pound ha fatto il suo debutto in pubblico in una surreale situazione di ordine pubblico che ha portato a chiudere un’intera piazza per il raduno di una trentina di “fascisti del terzo millennio” – praticamente una festa privata offerta dal Comune, con servizio d’ordine a cura della Questura.
L’ovvia manifestazione di protesta, che si è svolta a ridosso di uno degli accessi alla piazza, protetti da reti, è finita con le cariche della polizia, che hanno allontanato i manifestanti nella piazza sottostante e poi li hanno caricati di nuovo – una dinamica che ricorda le brillanti strategie del G8 del 2001.
Qui è successo il fatto inaudito: in una di queste cariche è rimasto coinvolto un cronista di Repubblica – Stefano Origone – che, caduto, è stato circondato da alcuni agenti e picchiato a manganellate e calci, fino a che un vicequestore non lo ha riconosciuto e ha fermato il pestaggio (si è dovuto fisicamente mettere in mezzo ai picchiatori, tra l’altro, non è bastato richiamarli). Il referto parla di due dita rotte, una costola andata e lividi su tutto il corpo, tra cui l’impronta della suola di un anfibio sulla schiena.
Giustamente, Repubblica ha denunciato con forza l’accaduto, dedicando alla vicenda il titolo di prima pagina di venerdì 24 maggio, ci sono stati comunicati della direzione e del cdr.
Il questore si è prodigato in scuse (nella stessa dichiarazione in cui parla di un manifestante “ostaggio” delle forze dell’ordine da difendere da un tentativo di liberarlo, una terminologia che lascia intuire che abbiamo qualche problema), è partita un’indagine della Procura (che non rispetta direttive europee secondo le quali non puoi chiedere all’oste se il vino è buono, ma va beh), il signor Ministro dell’Interno ha detto che sostanzialmente non gliene frega un cazzo ed è colpa dei centri sociali (ormai entità astratte buone per ogni cosa).

Ovviamente, in tutto questo c’è un aspetto paradossale.
Non è certo la prima volta dal G8 genovese (per usare uno spartiacque simbolico ma non poi così significativo, considerato per esempio quello che successe al Global Forum di Napoli solo quattro mesi prima, con un governo “di sinistra”) che un corteo viene caricato dalle forze dell’ordine e persone inermi vengono picchiate anche (e soprattutto) se non pongono alcuna minaccia. Tra l’altro, ormai da anni non si vedono più cortei che abbiano una prima linea preparata a reggere l’urto di una carica, con protezioni, scudi o altro, quindi ogni volta che i media parlano di “scontri” le immagini che girano sono sempre quello di agenti in antisommossa che menano gente disarmata e indifesa – salvo qualche eccezione.
Se non fosse stato coinvolto un giornalista dipendente di una testata (e non quindi un freelance, che come dice questo articolo erano la maggioranza in piazza – e probabilmente nella professione) semplicemente staremmo parlando di “scontri”. Del resto, nello stesso video in cui si vede fermare il pestaggio di Origone è visibilissimo all’inizio un analogo pestaggio (di almeno tre agenti) ai danni di una donna, bloccata contro il muro, che probabilmente si interrompe solo perché era stato interrotto anche l’altro – ma fa a tempo a prendere due manganellate pure mentre se ne va.

Quindi, sì, abbiamo un problema, ma ce l’abbiamo da tempo. Spiace che per accorgersene una parte del giornalismo abbia dovuto aspettare che ne facesse le spese un collega, indebolendo così una denuncia che rischia di passare ora come una difesa corporativa.
Anche di fronte a scivoloni come questo:

Nell’articolo di Massimo Calandri dedicato a Origone su Repubblica del 25 maggio viene riportata una dichiarazione di Giovanni Toti, governatore della Liguria, piena di falsità. Non sono state incendiate auto (!) né tantomeno devastata la città (l’unico danno alla città l’hanno fatto i lacrimogeni della polizia rompendo la vetrina di un bar – ma in generale la retorica del “ferro e fuoco” per qualsiasi manifestazione è vomitevole) e, da come è detto, sembra che Origone l’abbiano menato i manifestanti.
Non so se sia sciatteria nel riportare le parole di Toti o se non ci sia fatto neanche caso, però è paradossale che mentre si denuncia un attacco all’attività giornalistica si faccia del pessimo giornalismo, al livello della propaganda leghista di un Rixi qualsiasi.

Quindi, sì, abbiamo un grosso problema con la gestione dell’ordine pubblico (anche perché se è vero come dice il signor Ministro dell’Interno che in antisommossa ci mandano gente che di solito fa tutt’altro, anche in situazione delicate come queste c’è di che avere molta paura), però ce l’avevamo da prima che massacrassero di botte un giornalista e, probabilmente, ce l’avremo anche dopo che saranno state punite cinque “mele marce”.

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